La Corte federale di giustizia, il metodo del praticante e i barili senza fondo…

14.11.2024
Author wevalue AG

È raro che i contribuenti insistano su una valutazione più elevata dei loro beni. Nel caso deciso dal Tribunale federale nella sentenza del 19 settembre 2024 (9C_4/2024), tuttavia, è stato proprio questo il caso: A AG produce e sviluppa recipienti per la concia (comunemente noti come barili). Nel 2013 ha acquisito una partecipazione in D AG, che produceva le botti in legno richieste da A AG e che all’epoca era sovraindebitata, almeno in termini di bilancio. L’investimento è stato effettuato convertendo un credito esistente nei confronti di D AG per un totale di circa 2 milioni di franchi svizzeri. Nell’anno successivo, A AG ha rilevato una rettifica di valore di 500 migliaia di franchi sul nuovo investimento nel suo bilancio annuale in base al diritto commerciale e ha ridotto di conseguenza il suo utile netto imponibile.

La domanda chiave: l’ammontare del valore di mercato

L’ufficio fiscale cantonale ha compensato questa rettifica di valore, il che ha portato a una seconda serie di procedimenti che alla fine sono finiti di nuovo davanti al Tribunale federale. La questione fondamentale da risolvere era il valore di mercato dell’investimento nel 2013 per determinare la necessità e l’importo di una rettifica di valore nell’anno successivo.

Entrambe le parti hanno concordato di utilizzare il metodo del praticante a questo scopo, ma con risultati diversi: Mentre il contribuente lo ha utilizzato per giustificare il valore contabile di circa 2 milioni di franchi, l’ufficio delle imposte è arrivato a circa 800 mila franchi. Queste differenze erano dovute alle perdite valutarie, che il contribuente non aveva incluso nel calcolo del valore reddituale come spese straordinarie. In secondo luogo, il contribuente ha rivendicato notevoli riserve occulte (“tecnologia delle botti di legno”, sic!), destinate ad aumentare il valore netto d’inventario di circa 3,5 milioni di franchi.

Sia l’uno che l’altro sono stati respinti dall’ufficio delle imposte e dai tribunali di primo grado. Anche il Tribunale federale ha seguito il loro ragionamento e ha riconosciuto la compensazione della rettifica di valore da parte dell’ufficio delle imposte.

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